IL BACIO DI JOHN, la “riappacificazione” tra voci e “pifari”
Gravedona (CO). – Undici musicisti con suggestivi strumenti antichi, un attore/presentatore, dodici cantori e quattro ballerini in sontuosi costumi rinascimentali: ecco l’organico dell’insolito concerto “Il bacio di John” (dal titolo di una delle canzoni presentate) che ha voluto inscenare una sorta di “rappacificazione” tra il canto e i “pifari”, strumenti a fiato dalla voce sonora che non erano adatti alle fioriture e ai gorgheggi delle canzoni ma che accompagnavano le danze anche in spazi ampi o aperti.
In dieci tempi (ciascuno fatto di brano strumentale, canzone e danza, spesso appartenenti a periodi diversi) si è voluto illustrare come nel ‘500 e ‘600 le melodia passassero tuttavia senza problema da un genere all’altro, ogni composizione vocale di una certa fama aveva prima o poi una rivisitazione strumentale ad uso del movimento coreutico nelle corti, e viceversa alcune danze diventeranno la melodia portante di canti sacri e profani. Almeno fino al Concilio di Trento che stigmatizzerà questa “promiscuità” artistica… e questo ci porta a citare il luogo del concerto, il cinquecentesco Palazzo Gallio di Gravedona che secondo una leggenda avrebbe dovuto ospitare proprio l’evento conciliare (in realtà le date “non tornano”).
Le danze sono state ricostruite su celebri trattati del ‘500 e del ‘600 (di autori italiani e francesi, a testimoniare l’origine francoitalica della danza d’arte), canti in lingua e musiche spaziavano tra le varie tradizioni europee. Anche i costumi sono copiati da immagini d’epoca, filologicamente esatti quelli dei ballerini, un po’ semplificati ma egualmente d’effetto quelli dei cantori.
Complimenti dunque agli strumentisti del “Concento de’ Pifari”, all’Ensemble vocale “Ciel en Terre”, ai leggiadri danzatori de “Il Leoncello”, all’Associazione Culturale Schola Cajni che ha fortemente voluto l’evento e a Comune, Pro Loco e Comunità Montana che l’hanno patrocinato.
g.fo.